Dove mi trovo by Jhumpa Lahiri

Dove mi trovo by Jhumpa Lahiri

autore:Jhumpa Lahiri [Lahiri, Jhumpa]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook
editore: Guanda
pubblicato: 2018-08-02T22:00:00+00:00


A cena

A un mio amico scapolo piace organizzare piccole cene a casa sua. Abita in un attico con un terrazzo invitante che dà su cupole e antenne, e dove si sta bene. Stasera però tira vento, per cui si mangia dentro. Prendo l’ascensore fino all’ultimo piano poi salgo a piedi in cima al palazzo. Sembra un po’ un giocattolo, questa abitazione. Gli angoli sono stretti, le travi scure esposte. Le stanze sono piccole, una conduce all’altra, non c’è corridoio. Quasi ogni stanza ha un letto, cuscini ammucchiati per terra, libri tutt’attorno. Una casa insomma dove in qualsiasi stanza, in qualsiasi momento si può leggere, oppure dormire. Sarebbe divertente per un bambino. Invece il mio amico è un signore elegante sui settant’anni, un uomo colto senza famiglia.

Bisogna abbassare la testa prima di sedersi. Gli ospiti cambiano sempre, tranne una piccola base di fiducia a cui appartengo io. Di solito non rivedo più gli altri ospiti, è una sorta di laboratorio sociale che dura qualche ora, e non si ripete.

Stavolta sono venuta a piedi inghiottendo l’aria frizzante, e ho una gran fame. Sono un po’ in ritardo, il gruppetto si è già sistemato sul divano. Bevo un bicchiere, mangio le noccioline. Saluto un regista, un giornalista, una poetessa, uno psicologo, una coppia del Nord che ha scelto questa città per festeggiare la luna di miele.

Lei mi dà subito ai nervi, forse perché quando mi stringe la mano non mi guarda in faccia. È una signora sui trent’anni piuttosto robusta, il volto però, aguzzo, appartiene a un corpo diverso, è magro. I capelli lisci sono raccolti e quei chili in più che porta la valorizzano, conferendole una certa fondatezza.

Lei fa commenti sulla città, è leggermente sopra le righe e ha da dire su tutto. Mentre spiego al gruppetto di cosa mi occupo mi interrompe, spostando l’attenzione su un quadro appeso sopra il divano. Conosce di persona il pittore, dice. Sostiene che, pur essendo una persona di talento, è sopravvalutato. Ogni suo parere mi urta, mi sembra sempre fuori registro, anche un po’ maleducato. Eppure mi incuriosisce il suo comportamento gagliardo, è una donna un po’ maga, una di quelle che saprebbero arringare le folle.

A tavola siamo in sei. Dopo la minestra, smettono tutti di parlare, e continuiamo solo noi due. Stiamo discutendo di un film, secondo me un buon film, lo difendo. Ma lei insiste che l’attore, famoso, è pessimo.

Non sono ubriaca ma non riesco a trattenermi, le dico:

«Ma ti senti quando parli? Che cazzo dici?»

Lei non mi risponde, da quel punto in avanti mi cancella completamente. Gli altri ci guardano, imbarazzati. Non ho mai parlato così, a una piccola cena tra amici. Il marito mi fissa, gelido, ho aggredito la persona di cui è innamorato, con cui vorrebbe naturalmente mettere su una famiglia. Un altro cambia discorso ma non riesco a seguirlo, non mangio quasi nulla. Il mio amico sparecchia come se nulla fosse, ci porta una torta, il caffè.

Torno a casa mortificata, sempre a piedi, malgrado la stanchezza. Ci metto quaranta minuti, passo in fretta sotto i palazzi tenebrosi, le finestre chiuse.



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